Gli autori

Francesca e Marco

 

Francesca Falsetti

Architetto e scultore, pone al centro della sua ricerca artistica il tema del confine: confini sono tutti quei luoghi, istanti, intuizioni in cui riusciamo a scorgere la dualità dell'esistenza.

Il filo conduttore che unisce i diversi temi e le diverse forme delle sue creazioni è l'espressione di concetti che hanno anche nel loro contrario un' immagine di bellezza e realtà.

Il limite può essere definito da una superficie di vetro o di metallo che taglia la scultura rivelandone la sua dualità, oppure può essere affidato ad una linea invisibile che separa le due metà di un apparente tutto.

Dopo aver esposto in diverse città, crea con il fratello Marco la mostra itinerante "Pensieri di Pietra", unendo alla scultura la scrittura in un dialogo capace di amplificare il suo ideale di polifonica interpretazione dei sentimenti e delle vibrazioni dell'essere.

E' stata pubblicata su Flash Art, per due anni di seguito sul numero speciale di arte fiera della rivista La città del secondo rinascimento, su art journal e su altri quotidiani in occasione delle sue numerose esposizioni. E' stata segnalata con l'opera "il demone custode" all'ultima edizione 2004 del Festival delle arti con la direzione artistica di Andrea Mingardi.

 

Marco Falsetti

Attore, scrittore e regista ventiquattrenne, mette in scena "Movimenti di Pietra", in cui si fondono insieme il teatro danza e la recitazione, liberamente ispirato dal libro da lui scritto "Pensieri di pietra" .

Nella sua formazione vi sono i nomi delle compagnie "Teatrino Clandestino", "Valdoca", "Lady Godiva Teatro" e la scuola di Bologna "Galante e Garrone".

Ha lavorato come attore con Simona Marchini, Franco Mescolini, Francesca Mazza e Valentina Capone mentre è con Franco Miseria che collabora da quattro anni come aiuto regista ed autore di spettacoli musicali che sono approdati fino al Festival internazionale di Todi.

E' impiegato stabilmente presso il Teatro dell'Argine di S. Lazzaro dove insegna recitazione e all'interno dell' Associazione Culturale Teatro dei Mignoli dove svolge il ruolo di attore per spettacoli per bambini e ragazzi.

"Movimenti di Pietra" è il suo primo vero passo verso la costruzione di un teatro ideale, poetico e dinamico, che non si accontenta della narrazione ma nemmeno della coreografia, che non verte né sui monologhi e né sugli assoli, che non cerca di stupire e di piacere a tutti i costi ma nemmeno di restare confinato in una ricerca criptica e limitante. "Movimenti di Pietra" è lo studio dell' attraversamento di un confine: quello tra vita ed arte.

 

Lo scultore lo avverti da lontano, senti i colpi dello scalpello risuonare sordi nell’aria e il tonfo pesante del materiale vergine che scarica a terra.

Lo scrittore non si annuncia, il suo lavoro non conosce rumore. Se usa la matita nel silenzio della notte, lo si può percepire come un topo in soffitta, sgranocchiare i caratteri. Se usa la tastiera sarà un topo che zampetta. Se usa la penna lo scrittore non esiste, rimarranno solo i resti della cena di quel topo.

La scultura si fa notare. La vedi da laggiù. La scultura ti fa accelerare il passo per andarle incontro, rallentare per realizzarla, fermarti per scoprirla.

La scrittura la incontri nell’immobilità. Le parole scorrono sopra i piedi paralleli, uniti; il corpo si avvicina per ottimizzare la grandezza dei caratteri, si distacca improvviso o lentamente a seconda del sentimento di disappunto o meraviglia.

La scrittura la scopri quando la stai leggendo. La scultura ti chiama da lontano. Anche la scrittura ci prova ma nel tentativo naufraga. Il foglio arriva solo se qualcuno gli è vicino. La scultura non starà mai sola: lo sguardo anche distratto e in lontananza, la incontrerà sempre.

La scrittura vive per lo più da sola. Questo non vuol dire che le piaccia o che ci sia abituata e né che debba essere questa la sua natura.

La scultura è immediata, è una melodia che arriva alla vista e che subito avverti.

La scrittura è la digestione di una scultura appena mangiata.

La scultura si assume le sue responsabilità. Il fatto di avere un’identità, un corpo, le permette di ricevere critiche dirette.

Chi legge non critica il foglio ma la mente che lo ha prodotto. Salta un passaggio, è immediato, diretto. Lo scrittore è scoperto subito.

Tra lo scultore e il pubblico si ergono le sue opere. Le opere sono ministri, rappresentanti, ambasciatori, amanti.

Le parole sono solo tende da scostare.

Opere e lettere si colgono con lo sguardo, ma l’una resta nella memoria, l’altra passerà nel linguaggio. Si parlerà di ciò che si è visto descrivendolo, ciò che si è letto invece farà già parte di chi prova ad esprimerlo. L’opera resta tale, lo scritto diventa memoria collettiva. La scrittura alimenta il linguaggio, la scultura resta nel sogno. Ciò che si legge si disperde poi nel raccontarlo, ciò che si osserva resta custodito dentro. Le parole sono farfalle che volano su fiori di pietra.

 

Lo scrittore ha un alibi, quello del silenzio: l’ho scritto ma non l’ha sentito nessuno.

 

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